venerdì 8 agosto 2008

Di ritorno da Santiago

Sono tornato ieri sera da Santiago, stanco e un po' debole a causa di una leggera influenza negli ultimi giorni.
Il cammino è stata un'esperienza straordinaria: 27 giorni di cammino per circa 800km da Saint jean a Santiago, attraverso montagne, colline, sterminate pianure aride dominate da campi di grano e infine i boschi e le valli sempre verdi della Galizia.
Il cammino è stato segnato da numerose difficoltà, dolori muscolari di ogni tipo, per fortuna solo un paio di vescichette che non mi facevano male (a differenza di altri che con scarponi ipertecnologici se ne sono beccate molte e dolorose), il freddo delle prime ore del mattino, il sole caldo e secco delle ore centrali della giornata, il vento sempre impetuoso in ogni zona del cammino, il rischio di perdermi quando mancavano le frecce gialle o non erano chiare, le salite dure e le discese troncapiernas (spaccagambe) che mi procuravano dolore alle ginocchia, le sterminate distese piane di campi di grano senza fonti d'acqua, i tratti d'asfalto che, per i piedi che hanno percorso decine di chilometri soprattutto sullo sterrato, risulta molto fastidioso.
Numerosi sono stati anche gli incontri, con gente del posto, per lo più accogliente e cordiale, e con altri pellegrini che percorrevano lo stesso cammino, ma con storie personali, sentimenti e finalità diverse.
Ho visto luoghi straordinari, in mezzo alla natura, valli, colline, ma anche paesini e città con una storia, tradizioni e luoghi di interesse.
Ho dormito in rifugi di ogni tipo, alcuni più belli e dotati di servizi, altri più spartani e in condizioni più precarie, ma mi sono adattato; in alcuni rifugi, soprattutto quelli parrocchiali, l'accoglienza da parte degli hospitaleros è stata molto calorosa e forte, in altri gli hospitaleros erano semplicemente dei gestori, i quali semplicemente mettevano il timbro sulla credenziale, prendevano i soldi e spiegavano gli orari, senza mostrare alcun interesse per i pellegrini.
Ho trovato chiese in cui c'era attenzione ed accoglienza nei nostri confronti, in cui ogni sera viene celebrata la Messa con la benedizione dei pellegrini, in cui il parroco o il sagrestano molto cordialmente ti facevano una sorta di "visita guidata" della chiesa, ma anche chiese in cui dei pellegrini proprio non gliene poteva fregar di meno, in cui non c'è la Messa neanche di domenica, o c'è al mattino (dimostrando poca attenzione agli orari tipici del pellegrino), in cui ti fanno pagare per entrare (la cosa più assurda di questo mondo) o prestano solo attenzione alle visite guidate a pagamento del museo interno e di eventuali reliquie, o addirittura chiese chiuse, come spesso si trovano anche in Italia.
Anche la popolazione locale si divide tra chi saluta i pellegrini al loro passaggio, li accoglie cordialmente ed è pronto a dare informazioni, e chi non risponde o risponde a mala pena al saluto del pellegrino, chi è quasi infastidito dal passaggio dei pellegrini, chi li considera come un limone da spremere: in alcuni punti vengono aggiunte delle frecce gialle facendo fare un percorso più lungo in modo che passino per un bar, in alcune fontane viene scritto agua no potable solo perché vadano a bere al bar, addirittura delle persone hanno riadattato il proprio garage e ci hanno fatto il bar...
Durante il cammino ho sperimentato di tutto: la paura di non trovare posto al rifugio e di dover fare altri chilometri o dormire fuori al freddo, la paura di non trovare negozi in cui comprare da mangiare, in alcune sere anche la fame, per la mia scelta di non spendere più di 10 euro e non andare al ristorante a prendere il menu del dia, la possibilità di comprare tutto il necessario con pochi euro nei supermercati (sono diventato un amministratore perfetto); ho via via abbandonato ciò che non era necessario e mi pesava nello zaino, ho anche perso qualche cosa; ho capito che pochissime cose sono realmente essenziali per vivere.
Ho capito anche che non ci si deve mai arrendere, nonostante le difficoltà, le fatiche, i momenti difficili, bisogna sempre continuare, nel cammino fisico di Santiago, come nel cammino della vita.
Ho imparato anche a non avere remore a chiedere aiuto a chi mi stava intorno, si trova sempre qualcuno che ti può aiutare nel cammino come nella vita, è vera la frase del Vangelo "chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto", è vera anche per i non credenti.
Arrivare a Santiago lunedì 4 è stata una gioia immensa, una grande soddisfazione, la dimostrazione che tutto possiamo fare se lo vogliamo, con la fede o con la forza di volontà.
Ma soprattutto ho capito questo: dopo ogni grande salita, c'è sempre un grande discesa, ma è peggio della salita!

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissimo.
Vorrei aver condiviso tutto questo.
Perchè so che un esperienza così resta FONDAMENTALE per crescere davvero.