domenica 25 aprile 2010

Ora e sempre resistenza

25 aprile 1945-2010: 65 anni dopo scendiamo ancora in piazza, a Milano come nel resto d'Italia, per festeggiare il ricordo della liberazione e stare attenti agli spettri sempre aleggianti di revisionismo ed alle minacce, ora più che mai pericolose, di distruzione della democrazia conquistata con il sacrificio di migliaia di cittadini italiani.
A dispetto di ogni tentativo di revisionismo, ho sempre creduto nell'importanza politica e civile della resistenza italiana: a differenza dell'Iraq o dell'Afghanistan, "liberati", così come il nostro paese, da una coalizione internazionale guidata dagli Usa, l'esistenza di un Comitato di Liberazione Nazionale composto da partiti politici strutturalmente organizzati, ha permesso al nostro paese di costruire subito delle istituzioni democratiche e di arrivare alla Costituzione Repubblicana, senza subire una dominazione straniera duratura.
Recentemente ho letto un libro, resoconto storico sull'Italia dal primo dopoguerra alla Costituzione, che mi ha fatto scoprire, o comunque conoscere meglio, il valore militare della resistenza: nell'estate aree molto grosse dell'Italia settentrionale sono state liberate dai partigiani, che hanno creato piccole repubbliche, che si sono organizzate istituzionalmente ed hanno resistito per alcuni mesi ed alcune non sono state nemmeno più riprese dai Tedeschi; tra gli Anglo-americani, moltissimi reparti dell'esercito italiano hanno dato un contributo fondamentale alla liberazione, liberando da soli molte città del Centronord e dando il loro apporto in altre; le azioni di disturbo dei partigiani, nelle città e nelle montagne, hanno inflitto ai Tedeschi moltissime perdite ed hanno tenuto impegnati molti reparti del loro esercito sottratti al fronte principale.
Insomma, senza i partigiani la liberazione sarebbe stata molto più difficile e dispendiosa per gli alleati e sarebbe durata molto di più: chi ancora vuole sminuire il valore della resistenza e dice frasi come "ci hanno liberato gli Amercani" e "i Partigiani erano tutti comunisti e ci avrebbero consegnato all'Unione Sovietica" è un ignorante che non conosce la storia e non fa del bene al nostro paese!
Ora e sempre resistenza!

sabato 24 aprile 2010

Fini, fallo cadere, stacca la spina

In questi giorni non si parla d'altro che dello scontro interno al Pdl tra Finiani e tutti gli altri, o meglio tra chi vorrebbe che il Pdl diventi un partito con una democrazia al suo interno e chi vuole continuare col despota.
Ancora una volta molti elettori ed esponenti del Centrosinistra estremizzano la speranza che il governo cada con il sostegno a Fini.
Molti dicono "sto con Fini" e molti amministratori locali hanno addirittura sottoscritto la petizione: mi fa piacere se molti amministratori ed esponenti del Pdl sostengono Fini, perché mettono in difficoltà lo Psiconano, ma mi pare assurdo che amministratori di Centrosinistra appoggino Fini, addirittura c'è chi lo vorrebbe come candidato premier del Pd...
Secondo me ci sono due possibili esiti di questa situazione, uno molto negativo, l'altro molto positivo.
1) Fini ottiene un miglioramento nel partito o comunque rimane in una situazione di dialettica interna, concorre con Berlusconi alle primarie e lo batte, poi ottiene più consensi al Pdl alle prossime elezioni; questo sarebbe deleterio, a quel punto meglio che il Pdl rimanga una schifezza e che una vera alternativa catalizzi quel dissenso che già si è manifestato nell'astensione e nel voto ai Grillini...
2) Fini esce dalla maggioranza con un numero di deputati e senatori sufficiente a far cadere il governo, ottiene un mandato di governo tecnico da Napolitano, governa per un anno col sostegno di Pd, Api, IdV, Udc e qualcuno del Pdl, facendo riforme istituzionali e qualcosa di fiscale; si tornerebbe così a votare nella primavera 2011 con questa situazione: da una parte quel che resta del Pdl e Lega, nel mezzo il "Terzo Polo" con Fini, Casini, Rutelli, magari Montezemolo, i partiti del sud(Mpa, Io Sud, il gruppo di Micciché) che può arrivare al 15%, dalla nostra parte si spera si ricostruisca una coalizione che sappia portare avanti una vera alternativa, partendo dal modello pugliese, che non insegua a Destra nei suoi temi, ma sia realmente diversa, rappresenti i lavoratori, soprattutto i precari, difenda l'ambiente, gli immigrati, i più deboli. Dovrebbe una coalizione con due, massimo tre liste, cioè Pd(tutti quelli che si considerano moderati, tendenzialmente liberali stiano in questa lista), Idv(se proprio non vogliono fare lista col Pd), la Sinistra(con Sel, Federazione, chi tra i Verdi e i Socialisti si sente di sinistra e non vuole entrare nel Pd), evitiamo la scheda-lenzuolo con molte liste di sostegno...
L'importante è costruire una vera alternativa e saperla comunicare, la scelta del candidato premier arriverà dopo.
E' ovvio che, per quanto Nichi sarebbe il candidato migliore, penso che debba rimanere in Puglia fino al 2015, però chissà, Fava potrebbe fare le primarie...

lunedì 12 aprile 2010

Polonia colpita al cuore

In questi momenti di tragico dolore per il paese che mi ha accolto per 4 mesi, non posso che esprimere il più profondo cordoglio e una grande vicinanza e solidarietà per questo popolo ancora una volta colpito al cuore.
Certo, il presidente non mi piaceva per niente, e probabilmente avrei condiviso poco con i ministri e le altre vittime, ma nel dolore e nella morte siamo tutti esseri umani, creature di Dio per chi crede, e per loro provo dolore.
Quasi sicuramente è stato un tragico incidente ad eliminare le massime autorità politiche, civili e militari del paese, ma è chiaro che i Polacchi non possono dimenticare gli ultimi 3 secoli di disgrazie, secoli in cui, quello che era stato il regno più potente e florido dell'Europa Centro-orientale, è stato continuamente bistrattato e quasi completamente cancellato dalla faccia dell'Europa da parte dei vicini.
Come sempre colpisce come i Polacchi si stringano unanimemente attorno alle vittime nel dolore e sicuramente essi non dimenticano la sfortunata storia del loro paese, però la Polonia di oggi non è quella del 1772, né quella del 1945, è un paese moderno, che sta crescendo, è il paese che ha retto meglio la crisi tra i paesi ex-comunisti; ho letto e sentito titoli come "Polonia decapitata", "Polacchi rassegnati alla maledizione della storia" o qualcosa di simile, ma non hanno senso: il paese è in piedi, ferito e dolorante, ma vivo, la popolazione è pronta a ripartire dopo questa ennesima disgrazia.
Non posso che unirmi nel dolore e nella speranza nel futuro di questo popolo che mi ha conquistato ed esprimere il profondo augurio che si riprenda subito e continui a sperare.
Teraz Polska!

giovedì 1 aprile 2010

Ripartiamo dalle fabbriche di Nichi

Passato lo stordimento si riparte: la sconfitta brucia, ma bisogna cercare di riprendersi.
Per ripartire, non si può che cominciare dall'esperienza pugliese, la sinistra deve rifare in tutta Itali quello che Nichi ha fatto in Puglia.
Anche senza il carisma e l'abilità oratoria di Nichi, anche qui si può fare qualcosa: a Milano un gruppo di giovani pugliesi sta mettendo su una fabbrica di Nichi, a Rho ci siamo ritrovati ieri sera e tentiamo di fare qualcosa anche qui, un cantiere della sinistra, siamo pochi, ma ce la faremo!

Grazie, presidente

ART.18, Napolitano non firma. Nichi: difesi i diritti dei lavoratori.

Stampa questo post mercoledì 31 marzo 2010 16:56 - di redazione - Categorie: Vetrina

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, spiega una nota del Quirinale, non ha firmato a causa della «estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni – con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 – che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale». «Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – si legge nella nota del Quirinale – ha chiesto alle Camere, a norma dell’art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: »Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonchè misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro ».

Il Capo dello Stato – prosegue la nota – è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni – con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 – che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinchè gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale.

«Dobbiamo essere grati al Presidente della Repubblica, che con la decisione di oggi difende la Carta costituzionale, e con essa i diritti dei lavoratori». Lo afferma Nichi Vendola, portavoce nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’. Dal Quirinale - prosegue il leader di Sel – sono giunte parole pacate ma ferme che non potranno non essere considerate in Parlamento sia da parte della maggioranza che dall’attuale opposizione. Il centrodestra berlusconiano in questi anni ha separato le due questioni centrali della nostra societa’: liberta’ e lavoro . Per questo hanno attaccato tutte le garanzie dei contratti di lavoro ed esposto il “manifesto delle diseguaglianze” con l’attacco all’articolo 18. Per questo - conclude Vendola – il centrosinistra, la sinistra devono riprendere nella societa’ una battaglia politica e sociale per i diritti dei lavoratori e per l’uguaglianza.